La storia di Bartleby è una storia che parla d’arte. Sicuramente per le moltitudinarie intelligenze che hanno creato di questo spazio urbano incolto una casa dei saperi, uno spazio in cui trovavano soddisfazione cultura, arte, musica, ricerca e pratica politica autonoma da quando studenti/esse, precari/e, ricercatori/trici ed artisti hanno deciso di uscire dal vuoto Bolognese, non delegare più all’alto la scelta e progettualità politica e dei saperi e costruire i propri sogni. Ma è stata arte anche per i tanti teatrini, finzioni e menzogne messe in scena dall’università reazionaria bolognese e dai soliti servi sbirri che da mesi paventavano e minacciavano di sgombero cercando di istituire un clima di terrore, come se davvero potessero spaventare qualcuno.
Questa mattina veloce ci giunge la notizia del suo sgombero, addirittura ne hanno murato la porta congelando quel mondo così com’era rimasto la notte prima, con tutti i materiali, progetti e sogni celati all’interno, intrappolati, senza alcuna vergogna da parte dei mandanti di quell’infame lavoro di muratura. Il rettore dell’Università di Bologna non può essere chiamato in altro modo: uno spazio, quello Universitario, che in teoria dovrebbe far nascere, coltivare, produrre e diffondere saperi, cultura ed arte, quando in realtà chi lo fa fuori dalla LORO CULTURA, della cultura privata od in affitto dell’inesistente Università pubblica, viene condannato come vandalo perché ruba all’abbandono, all’inutilità uno spazio che potrebbe avere altre funzioni, facinoroso perché si rifiuta di riconsegnarlo alle logiche privatistiche, sovversivo perché mette in discussione un intero sistema. Ci rivendichiamo tutti/e l’essere sovversivi. Il nostro rifiuto nell’accettare regole, istruzione e spazi calati dall’alto in funzione di addestrare a logiche liberticide non ci appartiene e non ci apparterrà mai, tutti i recinti saranno sempre sfondati e ad iniziare da quelli attorno le nostre menti. Dalla soddisfazione dei nostri desideri e sogni vogliamo continuare percorsi di riappropriazioni, occupazioni, sottrazioni, creazioni di mille altre Bartleby sovversive quanto un libro durante il regime nazista. Perché murare uno spazio culturale, sociale, artistico significa attaccare, distruggere la cultura ed i “Bücherverbrennungen” sembrano così vicini.
E che dire dell’amministrazione comunale… Inutile parlare del PD che nella loro pochezza hanno provato a convincere i ragazzi, i compagni di Bartleby, nell’abbandonare quel luogo all’interno della loro Bologna e di prendersi, magari ringraziando per la generosità, uno spazio a circa 6km dalla città! Verrebbe da rispondere loro “ma che c’abbiamo i pidocchi nel cervello?”. Poveri…
Esattamente in questi minuti i compagni di Bartleby si stanno ritrovando tutti/e all’Università di Bologna in occupazione e riorganizzazione urlando forte la loro rabbia attraverso il comunicato “dissotterriamo le nostre asce di guerra”. La polizia era già lì ad attenderli ed a proteggere ancora le logiche distruttive e privatistiche del Rettore, in linea con le più grandi politiche di austerity e privatizzazioni che comportano sacrifici e rinunce dall’istruzione alla sanità, dalla cultura ai nostri sogni. Quel muro in via San Petronio va abbattuto, come stupidi rettori ed amministrazioni comunali servilistiche. Noi siamo solidali con i compagni di Bartleby ma anche complici perché le loro pratiche sono le nostre, quelle di costruzione dal basso di una vita alternativa che parli di comune e che mette al centro la riappropriazione delle nostre esistenze attraverso la soddisfazione dei nostri desideri. E gli spazi di Autonomia non potranno mai morire perché i nostri sogni sono invincibili.
Comunicato di Bartleby sullo sgombero: http://bartleby.info/?p=3227