Libere di scegliere – di 194 e piccole storie ignobili

Italy years ' 70, historical photosUn’altra piccola storia ignobile per tutte e tutti noi si è consumata a Roma. In un Paese in cui ogni diritto e libertà vengono costantemente rimessi in discussione e smantellati, anche le conquiste sulla salute e la libertà di scelta delle donne subiscono ancora una volta un attacco. Erano in molti: suore, preti, anziani,bambini, famiglie cattoliche, persino i boy scout. Insomma, un ensemble di soggettività che possono assolutamente mettersi nei panni di una donna, più o meno giovane, che si trova oggi davanti alla scelta di portare o meno avanti una gravidanza.
E allora, prima di esprimerci su quale possa essere la legittimità di questa“marcia” , poniamo una domanda: tutte le donne italiane possono decidere di diventare o meno madri liberamente e consapevolmente? La nostra risposta è no.
Non possono farlo, non liberamente, e non nelle condizioni ottimali, le donne che ricorrono alla fecondazione artificiale, drammaticamente limitata dalla legge 40.
Non possono farlo le donne che scelgono, o si trovano costrette a scegliere, di non essere madri:nonostante questo diritto venga loro garantito da una legge dello Stato, la 194. L’erogazione dell’interruzione volontaria di gravidanza avviene infatti in maniera difficoltosa a causa delle percentuali altissime di medici obiettori di coscienza (molti dei quali sono invece disponibili a praticare l’ivg a pagamento  nelle cliniche private).
Non possono farlo le giovani donne che avrebbero bisogno di informazioni e consigli sulla prevenzione, e invece usufruiscono pochissimo dell’assistenza dei consultori,che di fatto non sono mai stati attivi come avrebbero dovuto e oggi sono ancorpiù depauperati dagli ingenti tagli statali.
Non possono farlo le ragazze che vorrebbero prendere la pillola del giorno dopo, ma che trovano ostruzionismo da parte di molti medici, nonostante la sua assunzione non si possa assolutamente considerare interruzione di gravidanza ma piuttosto contraccezione d’emergenza.
Gli stessi rappresentanti delle istituzioni che dicono di indignarsi per i casi di femminicidio e di violenza sulle donne,  hanno proposto che venga introdotto nei consultori personale del Movimento per la Vita, che proprio nei luoghi che dovrebbero garantire tutela e sostegno alle donne porterebbe pressione e violenza psicologica costante su chi sceglie di interrompere la gravidanza,  privandoli in questo modo della loro natura laica.
L’ostruzionismo politico di odor filo-cattolico dei parlamentari (tipo “donna,tu abortirai con dolore”) ha reso difficoltosa l’introduzione della RU846 (interruzione di gravidanza farmacologica, senza necessità di intervento chirurgico), che renderebbe meno invasiva e invadente la messa in pratica di una scelta già di per sé così difficile.
Non possono farlo le donne che vorrebbero portare avanti una gravidanza, ma sono costrette a rinunciarvi per una scelta di responsabilità: proprio per l’amore anche solo immaginato verso un figlio che potrebbe nascere, non ce la sentiamo di metterlo al mondo vivendo una condizione permanente di esistenza precaria, fatta  di lavori a progetto o a nero, senza nessuna certezza per il futuro, senza che nessuno dei difensori oltranzisti della “vita”e della “famiglia” provi anche solo ad affrontare il problema.

Questa non è una richiesta di aiuto, ma un passo verso la riappropriazione delle nostre libertà.
E’ per questo che il 22 maggio saremo al presidio in difesa della legge 194 davanti alla sede della ASL di Bari, per difendere quelle libertà per le quali altre donne prima di noi hanno lottato e che non abbiamo intenzione di abbandonare.
Libere di scegliere!

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