Fuori dai cancelli dell’Ilva, dentro le piazze: verso il 15 dicembre a Taranto

Non valgono gli infortuni e le morti bianche, quelle vecchie e quelle recentissime. Non valgono i tumori che segnano lutti in quasi ogni famiglia tarantina . Non vale la minaccia costante che aleggia nell’aria e si attacca sui muri, colorando di un rosso macabro una città intera. Non valgono la vita, la salute, i desideri e il futuro di tutti coloro che vivono a Taranto davanti all’imperativo supremo della produzione e del profitto, sempre, ad ogni costo.
Non valgono per un privato, che si arricchisce risparmiando sulla sicurezza dei lavoratori e a scapito di un territorio che si avvelena e distrugge ogni giorno di più. Non valevano per lo Stato ieri quando l’Ilva si chiamava Italsider e ancora oggi quando, davanti a un bisogno diffuso e condiviso di smantellare quella fabbrica di morte, la risposta del governo è un decreto legge “salva Ilva” firmato in fretta e furia da Napolitano, col compiacimento dei sindacati tutti, che le attribuisce lo status di “sito di interesse strategico” per continuare la produzione ponendo l’azienda temporaneamente sotto il controllo del governo ed inscenare una finta bonifica (con i soldi di chi?), perché è giusto sacrificare una città per salvare una nazione (ma quale nazione, poi?). Ancora una volta, in Italia, ad una voce popolare e viva che vuole difendere il proprio territorio, lo Stato risponde con la militarizzazione e la repressione, a Taranto come in Val di Susa. Esplode così un paradosso che già si era reso palese in estate, quello della assoluta complicità e allineamento tra privato e pubblico, che si differenziano soltanto per le armi di cui dispongono e che insieme le mettono in campo: l’antico ricatto del salario l’uno, la legge e la polizia l’altro.
È così che gli operai tarantini sono stati messi in condizione di dover scegliere se difendere il proprio lavoro o la propria salute. Da una parte il bisogno di reddito, dall’altro quello di non contribuire all’avvelenamento della propria terra, di se stessi e delle proprie famiglie.
Per questo motivo, oggi più che mai, Taranto diventa l’immagine più nitida della necessità di slegare la vita dal lavoro.
Per questo motivo, oggi più che mai, è fondamentale incontrarsi nelle piazze e nelle strade di Taranto, a fianco dei cittadini e dei lavoratori che non vogliono cedere a questo ricatto, per rivendicare, insieme alla chiusura dell’Ilva, un reddito universale, incondizionato e slegato dal lavoro.

PER QUESTI MOTIVI ADERIAMO ALLA MANIFESTAZIONE CONVOCATA A TARANTO PER IL 15 DICEMBRE DAL COMITATO CITTADINI E LAVORATORI LIBERI E PENSANTI.

Invitiamo tutti e tutte ad un momento di cine-informazione e dibattito come tappa di avvicinamento il 7 dicembre a Villa Roth Occupata alle ore 19.00.

Sempre fuori e contro i cancelli dell’Ilva

Pullman in partenza da Bari per la manifestazione, la prenotazione dev’essere fatta in anticipo.

info: http://villarothoccupata.noblogs.org     –    http://liberiepensanti.altervista.org/

e-mail: villarothoccupata@canaglie.net

tel: 3472742547

Evento facebook:  https://www.facebook.com/events/398947076845323/

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